Diseducativo
L'Italia può essere
raccontata anche come la patria della cattiva interpretazione.
Partendo dalla religione, tutti
nel nostro Paese (purtroppo) hanno esperienza dei danni provocati dalla
dottrina dogmatica imposta dal potere ecclesiastico per secoli. I dogmi della
fede sono quelli che hanno creato la doppia morale, il familismo amorale e gli
assurdi pregiudizi e divieti in ordine alla libertà sessuale dell’individuo.
Tuttavia, con Papa
Francesco qualcosa sembra essere cambiato davvero. Si può parlare di una vera e
propria rivoluzione in atto nell'ambito della Morale, tale da rendere davvero
evangelica la Chiesa di Roma, liberata dal potere temporale e per questo molto
lontana dagli innumerevoli tentativi posti in essere in passato per condizionare
le istituzioni democratiche - comunque non completamente cessati. Chissà,
allora, se a questo punto, non sia possibile una rivoluzione culturale anche
nell'ambito della Politica. Con quest'ultima dimensione gli Italiani hanno
sempre avuto un rapporto davvero difficile, oggi complicato ancora di più dalla
contingenza storica. Nella maggior parte dei casi il cittadino italiano non si
riconosce in alcuna identità politica e ha un enorme diffidenza nei confronti
di chi frequenta i palazzi del potere. Nella migliore delle ipotesi questa
mentalità assume varie forme di populismo, di destra e di sinistra; nella
peggiore diventa predominante una visione indifferenziata del mondo, ormai
ideologia dilagante, ossia il cd. qualunquismo. Ci sono ragioni storiche che
possono spiegare tutto questo, ma oltre a ciò c’è un modello educativo di fondo
che punta tutto sulla trasmissione di valori etici e poco a saggiare la nostra
capacità di azione, con evidenti conseguenze negative sul nostro modo di
pensare, di giudicare e, per l’appunto, di agire.
Per esempio, quando a
scuola ci viene presentato un autore come Machiavelli, la nostra prima reazione
è un facile giudizio che bolla il suo pensiero come cinico, spietato e privo di
basi morali. A dimostrazione il fatto che tra Savonarola e Machiavelli, i due
grandi rivali della Repubblica Fiorentina, scegliamo di schierarci per il
primo, il predicatore che richiama ai buoni principi e all’onestà (quanti sono
in Italia gli imitatori di Savonarola!). Del resto, non è vero che Machiavelli
ha descritto la politica come sfera autonoma dalla morale? Non è forse sua la
frase “il fine giustifica i mezzi”?
In verità, nella sua opera
più importante, una delle maggiori della modernità, il testo che ha fondato la
scienza politica, “Il principe”, non
si rinvengono tracce di quelle parole. Dal mio punto di vista è giunto il
momento di approfondire seriamente il pensiero di Machiavelli e di mettere in
discussione le false tesi sul suo conto, tesi, peraltro, profondamente
diseducative.
Il vero insegnamento di
Machiavelli è che l’etica senza l’azione politica non ha alcun senso.
Fare questo, a mio
giudizio, significa affrontare una delle tappe fondamentali per portare a
compimento la rinascita italiana, per scoprire come i tratti così caratteristici
della nostra amata Italia possano riproporsi nel mondo già affacciato sulla
modernità. Suggerisco a tal fine un brano davvero illuminante tratto dal libro “La redenzione dell’Italia” di Maurizio
Viroli.
Buona lettura e buon
pensiero!!!
“Se davvero avesse enunciato la tesi dell’autonomia della politica, tale
pensata sarebbe il suo peggior insegnamento, da ricordare come semplice
curiosità storica. Ben altro, e di grande valore, è quanto ci ha lasciato sul
rapporto fra azione politica e principi etici. In tutti i suoi scritti ha
esortato ed educato a perseguire ideali di chiare valore etico: la fondazione
di buoni ordini politici che possano assicurare il bene comune e il governo
della legge; la libertà e la dignità della patria; la lotta contro la
corruzione politica, il riconoscimento della virtù quale unico titolo per
accedere ai più alti onori; l’odio verso ogni forma di tirannide. Altro che
autonomia dall’etica! La politica
trae da questa i fini e i mezzi. Questi ultimi valgono infatti, con buona pace
del trito e banale detto che per Machiavelli “il fine giustifica i mezzi” – in
quanto servono un fine moralmente degno, non qualsiasi fine politico, da quello
di un redentore a quello di un tiranno. Se il politico che persegue tale fine
moralmente degno è costretto a essere “non buono” o ad “entrare nel male”, la
sua azione può essere scusata – mai giustificata – soltanto perché il fine è
eticamente nobile e i mezzi necessari. Questa lezione Machiavelli la trae anche
dalla Bibbia, in particolare dal libro dell’Esodo, dove Mosè compie efferate
crudeltà per poter condurre il popolo d’Israele alla Terra Promessa. Il
Principe, è bene tenerlo presente, si chiude con l’invocazione di un redentore
che abbia Dio amico, come l’ebbe Mosè. Quanto al valore teorico del concetto di
autonomia della politica, non sono certo necessarie molte parole per spiegare
che la tesi è falsa in via di fatto e diseducativa. È falsa in via di fatto in
quanto l’opera di politici è sempre stata, e non può non essere, giudicata in
base a criteri etici. È diseducativa in quanto è un incoraggiamento a mal fare
a chi è già in tal senso ben disposto. Non era certo questo il significato che
Croce e Chabod attribuivano al concetto di autonomia della politica, ma in
Italia essa è stata presa a bandiera dai politici corrotti che hanno
invocato immunità per le loro malefatte,
proclamando ai quattro venti che il loro operato non può essere giudicato con
ordinari criteri morali.”