mercoledì 24 aprile 2013

25 APRILE: LA FESTA DI TUTTI

L'intervento del Presidente dell'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), Carlo Smuraglia, nella trasmissione "Che tempo che fa" del 20 aprile scorso.



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sabato 20 aprile 2013

C'ERA UNA VOLTA LA SOCIALDEMOCRAZIA

C'era una volta un ideale chiamato socialdemocrazia.
Non una vana chimera, ma una realtà che voleva cambiare la Realtà. 
Lo fece, perchè visione complessiva del mondo. 
Si trattava di una filosofia, per questo in rapporto con la verità delle cose e quindi collegata autenticamente alla Politica. 
Era una filosofia universale: le donne e gli uomini di tutto il globo erano chiamati a partecipare.
In questa visione lo Stato non doveva limitarsi a regolare la vita degli individui, ma mettersi al loro servizio, abbattendo gli ostacoli che ne impedivano l'uguaglianza. 
Nella visione socialdemocratica il lavoro doveva stare al centro, solo attraverso la difesa dell'impegno quotidiano di ciascuno tutti avrebbero capito in che direzione camminare, allontanando da sè la pigrizia del privilegio.
Così facendo si sarebbe creata la comunità. 
I socialdemocratici erano convinti che soltanto con la comunità si realizzasse l'individuo. 
Il partito per loro era una grande famiglia, fatta per crescere e confrontarsi sui problemi che dovevano affrontare i loro simili.
Il partito era lo strumento per unire le forze e avvicinarsi all'obiettivo. 
Gli anziani, dall'alto della loro esperienza, richiamavano allo studio, alla cultura e alla conservazione della memoria. 
Il socialismo e la democrazia non potevano camminare a testa alta se chi li abbracciava non tentava di essere migliore e di apprendere la storia del suo popolo.
Il socialismo e la democrazia avevano bisogno di coscienze e menti libere.
Il loro progetto di giustizia andava a gonfie vele, ma a un certo punto qualcosa inizió ad andare storto. 
Il partito divenne fonte di arricchimento per alcuni. 
Si trattava di una minoranza di burocrati, cinici e distanti anni luce dal sentimento popolare.
Questi pochi arroganti riprodussero le stesse logiche che l'ideale socialdemocratico voleva superare e finì l'ascolto reciproco. 
In certi casi il partito divenne oggetto idolatrico, messo addirittura al di sopra dei diritti e della  vita dei cittadini.
Si pensó di poter arrivare allo scopo senza etica e senza valori. 
Si pensó che si potesse mettere un ideale sopra alla persona.
Così lo Stato e la comunità da loro create iniziarono a sfaldarsi.
In questa situazione tutti quelli che si erano fidati di loro iniziarono a pensare che il problema fosse il loro ideale e non la bassa qualità umana di  coloro che stavano consentendo la sua degenerazione. 
Pensarono che non ci fossero delle differenze, che fossero uguali agli altri. 
Per cercare di superare il qualunquismo i socialdemocratici non si sforzarono di essere coerenti con il loro pensiero, ma abbandonarono il socialismo, considerato ormai vecchio, per dare priorità alla sola democrazia. 
Ritenevano in questo modo di presentarsi con un profilo moderno, nuovo.
Il qualunquismo però ormai dilagava e il popolo iniziò ad affidarsi a urlatori e ricchi. 
Le cose però non tornavano come prima, andavano sempre peggio. 
Egocentrici, arrivisti e buffoni iniziarono a popolare la società, il sacrificio diventó un disvalore e inizió a contare l'immagine e la capacità di comunicare.
Intanto i ricchi non ce la facevano proprio ad essere altruisti e gli urlatori erano pieni di rabbia, volevano solo distruggere.
C'era una volta la socialdemocrazia e io ci credo talmente tanto che mi sono messo a scrivere favole.