giovedì 28 febbraio 2013

Considerazioni sul voto e sul fallimento dell'Italia dei Valori


Il giorno dopo è sempre meglio.
Ieri era solo delusione e incredulità.
Oggi il pensiero inizia a cogliere le ragioni. Perchè c'è sempre una ragione.
Prima considerazione: Berlusconi esce vincitore, come negarlo.
Finiamola però di dire che gli Italiani lo hanno rivotato in massa. 
I numeri sono numeri. Non sfonda e rispetto alle ultime elezioni perde il 18 % dei consensi.
Una valanga di voti.
Certo, ci si auspicava un risultato molto più negativo, ma credere di spazzare via il populismo di destra, così profondamente radicato nella nostra società, in una sola tornata elettorale, vuol dire essere, per l'ennesima volta, poco calati nella realtà.
“Chi si illude che tutto si risolverà con la fine di Berlusconi… Dimostra di non capire quanto e come ha agito il berlusconismo in questi anni nella società. Non è stato fascismo, ma ha svuotato la democrazia. In maniera sistematica e diffusa, nei palazzi delle istituzioni come nelle teste dei cittadini. Ha snervato il parlamento, la magistratura, la libera informazione, la scuola. Un vero collasso culturale.”
Questo è quanto ha scritto Curzio Maltese in un suo recente libro, “La bolla. La pericolosa fine del sogno berlusconiano.” ed è quanto ancora molti non vogliono capire.
Berlusconi ha fatto come al solito il suo. Ha esercitato il suo superpotere mediatico, oltretutto in una campagna interminabile. 
È da dicembre che la propaganda si sfoga liberamente, per giunta sul terreno ben descritto da Maltese.
A ciò si aggiunge una condizione economica delle famiglie sempre più tendente alla povertà. C'è chi si arrabbia, si dimena di fronte all'italiano a cui piace la promessa facile.
A quanto pare, c'è gente che si trova in condizioni materiali tali da preferire una boccata d'ossigeno immediata e che non ha la forza di seguire il pragmatismo dei politici cd. responsabili.
Naturalmente poi la destra pesca anche da tutto quel mondo che dalla crisi sta guadagnando, ma qui fa il suo dovere.
Insomma, Berlusconi è riuscito a ricompattare l'ambiente. Nulla di più.
Il problema è che la stessa strategia è stata praticata anche dalla sinistra, che non si è sforzata più di tanto, cercando il voto nella base, nello zoccolo duro di militanti e simpatizzanti.
E qui sta la seconda considerazione: il PD non sposta voti, non crea entusiasmo, speranza.
La sinistra non riesce a dare un'immagine di cambiamento, ma soprattutto di giustizia sociale. Nella maggior parte dei casi, chi fa fatica, non vota il PD, ma vota Grillo oppure Berlusconi.
Proposte di aiuto alle fasce più deboli della popolazione non ne sono arrivate, anzi. Bersani, di fronte alle promesse di Berlusconi sull'IMU e sull'Irap, o del Movimento Cinque Stelle sul reddito di cittadinanza, si è messo a fare il responsabile, muovendo rimproveri e mettendosi a fare la lezioncina sulla sostenibilità.
È snob la sinistra italiana, è distante anni luce dalla quotidianità della gente.
Dico io: è così difficile fare proposte di aiuto per chi si trova in difficoltà?
Era proprio necessario usare lo stile dei professori alla Monti?
Qui sta la grande differenza con il Movimento Cinque Stelle: la capacità di ascoltare e di essere umili.
La sinistra non può non riconoscere che la sua cultura politica non è stata affatto differente. La partecipazione alla torta dei privilegi, la questione morale tradita, la chiusura nel Palazzo in senso lato.
Bersani ha svolto l'ultima settimana di campagna elettorale praticamente solo in televisione. Come può essere avvertito vicino? D'altronde quando dici di stare con gli ultimi la prima cosa è l'esempio.
Terza considerazione: il vero vincitore è Grillo. Il Movimento Cinque Stelle fa tutto quello che non fa il PD.
Raccoglie il disagio dei lavoratori, delle generazioni di giovani precari a cui sono stati tolti opportunità e diritti, il dissenso di molte minoranze, in primis i NO TAV, il malessere per la casta e per la gerontocrazia.
Introduce anche idee nuove: quella del partito leggero e della democrazia orizzontale. Forse è davvero per la prima volta che la democrazia scende così in basso, fra la gente, lascia spazio a tutti, dribla i poteri costituiti come gli ordini degli avvocati o le pesanti strutture dei funzionari di partito.
Disturgge la capacità della classe dirigente di manovrare dall'alto con la televisione o con gli appelli al voto utile.
É uno choc elettrico che desta un paese intero e, data la situazione che si sta delineando per il governo, finalmente anche la sinistra.
I cinque stelle si pongono come coscienza critica dicendo al PD: “O adesso o mai più”. Funzione che poteva svolgere l'Italia dei Valori, ma direi che abbiamo fallito. Dopo ne riparliamo.
I grillini sono un passaggio necessario, non devono preoccupare, all'opposto.
Non poteva che essere così. Inoltre portano una prospettiva nuova finalmente, perchè costringono chi ha continuato a proteggere il recinto dei propri interessi materiali a mettersi in gioco.
Ma ci sono delle contraddizioni da mettere in luce. A sentire le prime notizie non potranno far altro che venire a galla.
Punto primo. Per quanto Grillo dica di essere un semplice garante, le decisioni importanti, come appunto quella di consentire la formazione del governo, dipendono da lui.
La sua guida politica non è solo carismatica, ma anche accentratrice.
Nel movimento vedo un problema di valorizzazione della base, dell'individualità.
Fino a quando l'obiettivo è evitare i metodi subdoli dei media o evitare che il politico si trasformi in personaggio tutto bene. Dei casi Salsi e Favia però do un giudizio molto negativo, si trattava e si tratta di due persone di valore.
Insomma, primo nodo da sciogliere, il Movimento Cinque Stelle è la stessa cosa con o senza Grillo?
C'è poi una tendenza a presentarsi come depositari dell'unica verità.
Il confronto viene evitato perchè si vede il rischio di possibili strumentalizzazioni e si fa uso di slogan qualunquisti del tipo “tutti a casa”, “sono tutti uguali” e simili.
A me pare che Ambrosoli non sia la stessa cosa di Maroni e che, senza capacità di distinguere e relazionarsi con il diverso, come si può pensare che una comunità cresca in modo costruttivo.
Terzo punto. Il blog di Grillo è stato senz'altro una fonte di controinformazione fondamentale per l'Italia, ma siamo proprio sicuri che una piattaforma che si sviluppa senza contraddittorio venga vissuta in maniera critica da chi ne usufruisce?
Mi sono tornate in testa in questi gioni alcune parole di Oliviero Beha, tratte dal libro “Dopo di lui il diluvio. Weimer, Italia”: “In rapida e circoscritta conclusione, quello che mi impressiona è da un lato la delega spesso pressochè totale che viene data dai giovani alla Rete, una specie di <<vitello d'oro>> di biblica memoria, quasi a dirci che tutto cambia e nulla cambia davvero. Il timone non è di chi naviga, ma del mezzo che ti fa navigare. Gli internauti nella stragrande maggioranza forse non visitano soggettivamente lo spazio virtuale ma vi sono come attirati e intrappolati, una sorta di marinai di Ulisse calamitati dal canto delle Sirene.”
Anche io credo poco nella webdemocrazia.
La partecipazione autentica è quella che vede il cittadino intraprendere in piena libertà percorsi di vita, che vede il cittadino aprirsi al mondo nelle sue sfumature con il corpo e con la mente.
La democrazia rimane il modello politico più affascinante di tutti, ma anche il meno comodo.
È proprio l'immagine di quelle piazze gremite ai comizi di Grillo che ha fatto passare l'idea di un paese in fermento, niente affatto immobile. Quelle piazze hanno distrutto l'immagine del grillino seduto dietro al computer e hanno fatto dire alle persone: “Voglio esserci anche io”.
Internet come ogni mezzo di comunicazione rimane uno strumento, non il fine.
Ad ogni modo gli italiani hanno dato un avvertimento chiaro. Hanno detto che stanno male e vogliono essere ascoltati.
È ora di finirla con i paternalismi dell'italiano credulone che accetta tutto passivamente. Il popolo ha parlato. E come dice la nostra Costituzione è sovrano, sempre.
Concedetemi una parentesi sulla brutta fine dell'Italia dei Valori. 
La storia di questo partito credo possa essere di aiuto al vero cambiamento.
Ho aderito all'IDV perchè segnava la distanza massima da Berlusconi e allo stesso tempo lottava per rianimare la sinistra dalla pigrizia estrema in cui è sprofondata.
Mi piaceva poi il lavoro di tutela dei principi costituzionali, in primis la legalità, in un momento di massima anomalia.
L'Italia dei Valori riusciva a rappresentare tutto questo e lo faceva senza rinchiudersi nel proprio mondo, ma dialogando con il centro-sinistra.
Questo è avvenuto anche a Cassano, dove contribuiamo al governo del Comune.
Apprendo che Antonio Di Pietro si è dimesso.
La domanda è molto semplice: dimesso da cosa? Da se stesso?
Il partito si è sempre identificato con la sua persona, che, come Grillo, non ha fatto altro che accentrare.
La base non è mai stata ascoltata, né tanto meno valorizzata. 
È sempre stata in balia degli umori del leader e dei suoi uomini di fiducia, quasi mai eletti democraticamente.
Nelle scorse elezioni amministrative moltissimi cittadini comuni erano entrati nelle istituzioni.
Centinaia solo in Lombardia tra consiglieri e assessori comunali.
In queste elezioni regionali i dirigenti hanno fatto di tutto per non candidare nelle liste le donne e gli uomini che negli anni hanno dato il loro lavoro e il loro tempo gratuitamente, raccogliendo in alcuni casi un ottimo consenso.
Hanno cercato di convincere la base ad esprimere la preferenza per loro, hanno pensato solo a se stessi. Il risultato è noto a tutti.
Angelo Colombo, attuale Assessore allo Sport di Cassano, ha dovuto aspettare fino a 20 giorni prima del voto per capire se sarebbe stato inserito. Non vi dico l'opera di convincimento che ha dovuto esercitare.
A livello nazionale non né parliamo. Proprio quando era arrivato il momento di battere Berlusconi, si è interrotto il rapporto con i partiti di centro-sinistra per infilarsi nel progetto suicida di Rivoluzione Civile.
La verità è che la cd. foto di Vasto la si è strappata molto prima e lo si è fatto con le proprie mani.
Si è cominciato a dare addosso ai propri alleati, senza distinguere, senza lavorare più per l'unità dei progressisti.
La legalità è finita in secondo piano, come dimostrano i comportamenti di molti esponenti, anche di spicco, messi sotto inchiesta dalla magistratura. Sulla coerenza i grillini hanno molto da insegnare per adesso.
Si è poi riprodotta la cultura del vittimismo, appartenente alla casta tanto deplorata.
Di fronte alla inchieste di Report ci si è trincerati dietro alla teoria del complotto con espressioni come “Killeraggio mediatico”.
Segno di una debolezza enorme, perchè chi si difende anziché rispondere ha la coscienza sporca.
Ora Di Pietro vuol fare passare le dimissioni come un gesto di responsabilità, quando ormai è da quasi un anno che non esiste alcun partito.
Io la considero una fuga, una vigliaccata. Negli anni ha sempre rimandato la strutturazione e la valorizzazione di ciò che si era costruito.
Ho riposto fiducia in lui, ma è l'esempio di come la politica non si improvvisa e di come sia importante, per metterla davvero al centro, creare entità collettive che aggregano intorno a una idea di società, consentendo allo stesso tempo a ciascuno di esprimersi in quelle che sono le sue qualità di persona.
Certo non rimpiango nulla, farò il mio dovere fino in fondo.
Comunque un ruolo in questi anni lo si è svolto, è impossibile confutarlo, anche se speravo di partecipare a un progetto che offrisse all'Italia qualcosa di veramente diverso. Ci siamo limitati a segnare l'inizio della strada.
Ecco il secondo messaggio degli italiani: basta egocentrici.


venerdì 8 febbraio 2013

CONSIGLIO COMUNALE DEL 6/2/2013 - ADOZIONE PGT

Mercoledì sera è stato adottato il Piano di Governo del Territorio, cioè il documento che contiene l'idea della maggioranza per lo sviluppo del territorio cassanese nei prossimi anni.
Il voto e gran parte della discussione si sono svolti con la brutta immagine dei seggi vuoti dell'opposizione.
Tra i consiglieri di minoranza, solo Moretti della Lega ha partecipato all'intera seduta.



In democrazia il parere contrario è più che legittimo, ma sottrarsi al confronto penso sia davvero un brutto esempio; si è trattato del solito regalo alla demagogia e all'indifferenza, due malattie dalle quali l'Italia deve liberarsi al più presto.
Riporto il mio intervento e pubblico la documentazione che ritengo rilevante da un punto di vista politico.
Per il resto del materiale vi rimando al sito del Comune nei prossimi giorni.

I MOTIVI DEL VOTO FAVOREVOLE DELL'IDV

"Grazie Presidente,
il voto dell'Italia dei Valori sarà favorevole.
Prima di entrare nelle ragioni di questo voto, il gruppo sente di esprimere i complimenti alla Giunta per il processo di coinvolgimento della popolazione che ha preceduto l'adozione del Piano.
Siamo contenti di questo. In altre occasioni avevamo auspicato iniziative volte a far esprimere i cittadini.
In questo, rispetto al passato, pensiamo si sia dato un primo forte segnale politico di discontinuità.
Rimanendo ancora per un attimo sulla questione, deve comunque far riflettere la scarsa presenza di pubblico alle assemblee convocate per discutere di Piano di Governo del Territorio.
Un grande sforzo deve essere fatto da tutte quelle forze sociali e politiche che hanno a cuore questo problema.
Non è possibile immaginare il futuro di Cassano e dell'Italia senza che il valore della partecipazione venga avvertito come indispensabile per il progresso della nostra comunità.
Entrando nel merito delle scelte politiche, il gruppo ritiene che il PGT sia prima di tutto un ottimo esempio di buona politica.
Pensiamo questo perchè, mi è capitato di dirlo già in altre occasioni, ma qui ancora di più, emerge uno sguardo complessivo, che ricerca uno sviluppo unitario di tutte le componenti della città. 
Ogni parte è messa in connessione con le altre, segno che si guarda all'interesse generale e non a quello di singoli.
Uscendo dalla retorica, ciò diventa molto chiaro nel momento in cui si guarda alle linee guida che questa maggioranza vuole dare alla sviluppo del territorio di Cassano, che, aggiungo, credo siano un ottima risposta a quell'opposizione che ha continuamente cercato di far passare l'idea dell'assenza di idee, della mancanza di un segno politico, di una direzione di marcia.
Innanzitutto limitazione del consumo di suolo, recupero e valorizzazione degli ambienti urbani dismessi, e poi, valorizzazione del sistema paesistico e ambientale, del patrimonio storico e architettonico.
Il tutto in una cornice in cui si tiene conto degli effetti indotti dai grandi progetti infrastrutturali, che hanno investito o investiranno la vita del paese, e di sostenibilità dei processi di sviluppo previsti.
Traducendo in termini pratici, ciò significa tutela e conservazione del territorio agricolo (tale scelta ha una grande importanza se si pensa ai benefici che potrebbero arrecare al bilancio gli oneri di urbanizzazione in un momento così difficile per gli enti locali), recupero dell'esistente e perciò interruzione del circolo vizioso caratterizzato da aumento della popolazione e aumento della domanda dei servizi, cioè, in altri termini, governo e non abbandono dei fenomeni di cambiamento.
Ancora, servizi nuovi, come l'ampliamento della scuola di Groppello, recupero del centro storico, utilizzo di tecniche finalizzate al contenimento dei consumi energetici.
Molti altri sarebbero i punti da elencare che concretizzano gli obiettivi di questo Piano. 
Ciò che più mi ha colpito è la ricchezza di visioni e prospettive, ma è giusto porre l'attenzione anche sullo sforzo di lavorare nel senso dell'equità.
Ne è esempio il potenziamento della dotazione di residenza sociale attraverso gli insediamenti a edilizia convenzionata, in affitto convenzionato e attraverso il mantenimento sul mercato degli edifici in edilizia convenzionata.
L'equità viene perseguita anche attraverso la trasformazione di aree che verranno dedicate al lavoro, pensiamo, ad esempio, all'area dell'ex scalo ferroviario.
Quest'ultima è uno dei cinque temi progettuali, descritti dal Documento di Piano.
Gli altri sono la nuova stazione ferroviaria, il Linificio, la Cava di
Groppello e il centro storico.
Per noi, con essi Cassano definisce la sua fisionomia e costruisce sempre di più la sua identità.
Sempre a proposito di identità, per quanto riguarda lo sviluppo urbanistico previsto a Cascine San Pietro, diamo ad esso un giudizio positivo.
In questo modo si mette un argine al pericolo di chiusura dei servizi, in particola della scuola, e si aprono nuove prospettive per superare l'isolamento drammatico della frazione.
Ci auguriamo in questo senso che la fermata del passante ferroviario si trasformi da possibilità in realtà e per questo sollecitiamo la giunta a continuare il percorso intrapreso.
Infine, relativamente all'intervento sul Linificio, riteniamo che sia sacrosanta l'idea del recupero di alcuni edifici di valore storico e architettonico e delle corderie. Questo significa non dimenticare la storia recente di migliaia di lavoratori cassanesi. Naturalmente interventi di tipo naturalistico sarebbero stati l'ideale, ma, date le condizioni in cui ci si è trovati a lavorare, pensiamo che il 50 % di residenziale sia il giusto compromesso tra esigenze private e interesse pubblico.
Il nostro gruppo ha sempre ribadito la necessità della politica di prendere decisioni e di assumersi le responsabilità conseguenti. Siamo felici che siano state fatte delle scelte senza condizionamenti, nonostante le vicende giudiziarie ancora in corso.
Non farlo avrebbe significato sottrarsi al proprio dovere di amministratori rispetto a un area divenuta ormai pericolosa anche da un punto di vista sociale."

LA DOCUMENTAZIONE