martedì 26 marzo 2013

PER UNA NUOVA COSCIENZA SOCIALE

IL RUOLO DELLA POLITICA

Prima di tutto la realtà si è detto nel capitolo precedente a questo.
Tra le macerie culturali e morali di una nazione dire che la politica sta soffocando non descrive bene la situazione.
La politica è la conquista che segue alla maturità di un popolo. È la scelta dell'Idea, del Progetto, non la difesa di interessi particolari o materiali.
Lo scenario postelettorale dice appunto della distanza abissale dell'Italia dall'età adulta.
L'atteggiamento prevalente, di chi oggi vuole incarnare la politica, è la difesa del proprio campo.
Niente aperture e niente rispetto, né dell'avversario politico, né delle istituzioni.
Meglio denunciare il marcio e la sporcizia altrui.
Ieri sera mi è stato di grande aiuto leggere il discorso attreverso il quale Franklin D. Roosevelt spiegò agli Americani il New Deal: la politica di finanziamenti pubblici per superare la crisi economica e sociale (come si è detto più volte in questa rubrica, i vari aspetti della realtà non sono mai disuniti). Stiamo parlando della crisi del '29, un vero e proprio incubo.
Lo pubblico qui di seguito, è una lettura veramente piacevole.
Il Presidente americano usava parole come “pianificazione”, “controllo”, e ciò in maniera affatto ideologica. Nel lato orientale del mondo, di lì a poco, le stesse parole significarano l'invasione della macchina statale nella sfera dell'individuo.
Oltre ad essere una soluzione, in parte ancora oggi praticabile, il New Deal, invece, segnò il ritorno dello Stato, riaffermò la presenza dello Stato rispetto a una società dove aveva stravinto l'arbitrio dei singoli. Riaffermò lo Stato come collettività di persone che si riconoscono in un'idea capace di delineare un destino comune.
Solo la politica può svolgere questo compito. È questo il messaggio di fondo da trarre dal discorso.
La politica deve svolgere il suo ruolo, deve fare da guida, deve offrire la visione d'insieme.
Fare da guida prendendo posizione, senza pensare però che la propria idea sia la verità.
Roosvelt si rivolge con grande rispetto alle istituzioni, notare bene come parla del Congresso, come non confini la crisi ai soli Stati Uniti d'America.
Ciò nonostante il momento che vive il suo paese.
Se vi va, leggetevi anche l'intervista di Ascanio Celestini rilascita al “Il Fatto Quotidiano”, il link è subito dopo le parole di Roosevelt, giusto per approfondire i temi del “destino comune” della “mancanza di rispetto” e del “prima di tutto la realtà”.

"Una domenica, dopo una settimana dal mio insediamento, mi sono servito della radio per informarvi della crisi bancaria e delle misure che stavamo studiando per affrontarla. Sono convinto, in quel modo, di aver chiarito alla nazione-diversi fatti che altrimenti potevano essere fraintesi, e in generale di aver fornito i mezzi per comprendere la situazione e riguadagnare la fiducia perduta. 

Questa sera, a otto settimane di distanza, mi presento a voi per la seconda volta, per aggiornarvi sullo stato delle cose con lo stesso spirito e attraverso gli stessi mezzi, per spiegarvi ciò che è stato fatto e quello che progettiamo di fare. Due mesi fa stavamo affrontando problemi serissimi. L'intero paese moriva giorno dopo giorno. Moriva perché il commercio e gli affari erano scesi a un punto pericolosamente basso; i prezzi per i beni di prima necessità erano così alti da mettere a repentaglio l'equilibrio di istituzioni nazionali come le banche, le casse di risparmio, le compagnie assicurative e molti altri. Queste istituzioni, proprio a causa di questa crisi, tagliavano i mutui, reclamavano i prestiti, rifiutavano di fare credito. Per questo motivo, era iniziato il processo di distruzione della proprietà di milioni di persone che avevano chiesto denaro in prestito, dollari che nel marzo del 1933 avevano tutto un altro valore di scambio. Quella situazione contingente non richiedeva nessuna considerazione di panacee economiche né piani fantasiosi. Eravamo di fronte a una situazione reale, non a teorie. Due sole erano le alternative possibili: la prima era permettere il proseguimento della conclusione anticipata delle ipoteche, il ritiro dei crediti e la tesaurizzazione del denaro, facilitando così la chiusura e la bancarotta delle banche, delle compagnie ferroviarie ed assicurative, e una ricapitalizzazione di tutti gli affari e di tutte le proprietà a partire da un livello più basso. Questa alternativa significava proseguire sulla strada di quella che viene comunemente definita «deflazione», il cui risultato su larga scala si sarebbe delineato in sacrifici tremendi per i proprietari e, di rimbalzo, in sacrifici tremendi per tutti i lavoratori a salario attraverso un inasprimento della disoccupazione e nella successiva riduzione del potere d'acquisto. Ciò è sufficiente per comprendere che l'esito di una soluzione simile avrebbe avuto non solo effetti economici molto seri, ma anche un impatto sulla ,società che avrebbe portato con se danni incalcolabili. Ancora prima che venissi eletto, ero arrivato alla conclusione che una politica di questo genere era un prezzo troppo alto da chiedere al popolo americano. Non solo avrebbe comportato l'ulteriore perdita di case, fattorie, risparmi e salari, ma anche una perdita di valori - come la sicurezza verso il presente e nei confronti del futuro, tanto necessaria al conseguimento della pace e al benessere del singolo individuo e della sua famiglia. Quando si distruggono queste certezze, ci si rende conto di quanto sia difficile nutrire speranza per qualsiasi tipo di futuro. Era chiaro che semplici appelli da Washington, e maggiori prestiti offerti ad istituzioni fatiscenti non erano sufficienti affermare questa corsa verso il basso. Un programma immediato e messo in pratica con la massima rapidità mi è sembrato una scelta non solo giustificata, ma un imperativo per la sicurezza della nazione. Il Congresso, e quando dico Congresso intendo entrambi i partiti che lo formano; ha compreso pienamente la situazione e mi ha fornito un aiuto generoso e intelligente. I membri del Congresso hanno capito che i metodi usati in periodi di stabilità andavano rimpiazzati, nei periodi di emergenza,con misure corrispondenti alla gravità e alla serietà del momento. Questo è avvenuto senza nessuna cèssione di poteri, il Congresso detiene ancora l'autorità costituzionale e nessuno ha la ben che minima intenzione di modificare l'assetto di questi poteri. La funzione del Congresso è di decidere ciò che è giusto fare, e di scegliere l'organo più appropriato per svolgere le sue volontà. Ciò è stato rispettato alla lettera. L'unica cosa che è successa è stato designare il presidente come l'organo incaricato di portare a termine alcuni degli obiettivi designati dal Congresso. Tutto questo è assolutamente costituzionale, nella scia della tradizione americana. Le leggi approvate o in corso di approvazione possono pertanto essere considerate parte di un piano con solide basi.
Innanzi tutto, daremo un lavoro a un quarto di milione di disoccupati, soprattutto giovani con persone a carico, da essere destinati alla protezione forestale e civile. Non è cosa da poco, significa nutrire, vestire e occuparsi di quasi il doppio del numero di uomini che costituiscono il nostro esercito. Con la creazione di questi corpi di protezione civile, prenderemo due piccioni con una fava. Così facendo, è chiaro che le nostre risorse naturali saranno valorizzate; inoltre, allevieremo una discreta parte della tensione sociale. Questo nobile gruppo di uomini ha accettato il lavoro su basi puramente volontarie, non è richiesto nessun addestramento, militare e in questo modo conserviamo non solo le risorse naturali ma anche quelle umane. Un altro grande punto di forza di questo la voro è che sia immediato e richieda solo un modesto intervento di mezzi meccanici. Secondo, ho richiesto e ottenuto dal Congresso l'approvazione di una domanda relativa alle grandi proprietà demaniali che il Governo possiede a Muscle Shoals, perche queste siano di nuovo utilizzate dopo anni di deprecabile inattività, e con un forte piano per il miglioramento di una vasta area nella valle del Tennessee. Questo servirà a portare agio e felicità a centinaia di migliaia di persone, e il beneficio avrà i suoi effetti sull'intera nazione.
Inoltre, il Congresso sta per approvare una legge sulle ipoteche che allevierà il malumore tra i contadini e i proprietari di case di tutto il paese, attraverso una riduzione del debito che oggi grava su milioni delle nostre famiglie.
Il passo successivo nella ricerca di un sollievo immediato è una sovvenzione di mezzo miliardo di dollari da destinare agli stati, le conte e  le municipalità per assistere coloro che hanno un bisogno più immediato e disperato.
Il Congresso ha anche approvato la legge che permette a qualsiasi stato lo desideri di vendere liberamente birra, con il conseguente aumento dell'occupazione e provvedendo  a ripristinare il gettito fiscale di cui avevamo tanto bisogno.
Ora, è nostra intenzione chiedere al Congresso di approvare una legge che permetta al governo di appaltare i lavori pubblici, stimolando direttamente e indirettamente un nuovo flusso di occupazione per molti altri progetti ben pianificati.
Un'ulteriore manovra approvata è ben più fondamentale per affrontare i problemi economici del presente. Si tratta della Farmer Relief Bill, un disegno di legge il cui scopo è cercare attraverso l'utilizzo di mezzi diversi, distinti o uniti che siano, di garantire ai coltivatori diretti e indiretti un aumento degli introiti per i prodotti di più largo consumo, e allo stesso tempo di prevenire per i tempi a venire la disastrosa produzione in eccesso, cosa che in passato è stata spesso la causa del ribasso esagerato dei prezzi per i beni agricoli di prima necessità. Questo provvedimento assicura vasti poteri per affrontare le emergenze, il cui utilizzo dipenderà soltanto dal futuro che ci aspetta.
Misure cautelative ben studiate saranno così sottoposte al Congresso, nel tentativo di garantire agli operai dell'intero paese un guadagno più giusto, prevenire una concorrenza indiscriminata e un numero eccessivo di ore di lavoro, e allo stesso tempo incoraggiare tutte le industrie a prevenire la sovraproduzione.
La Railroad Bill rientra nella stessa categoria, poiché il suo obiettivo è di elaborare e definire dei piani studiati direttamente dalle compagnie ferroviarie, assistite dal governo, allo scopo di eliminare là proliferazione e lo spreco che risulta dall'amministrazione controllata delle compagnie e dal continuo deficit. Sono sicuro che il popolo di questa nazione comprende e approva l'obiettivo di ampie vedute dietro queste nuove politiche governative, riguardanti l'agricoltura, l'industria e i trasporti. Ci siamo ritrovati con più scorte agricole di quante ne potessimo consumare, con un eccesso di beni che le altre nazioni non potevano permettersi di acquistare se non a prezzi rovinosamente stracciati. Abbiamo scoperto che le nostre industrie erano in grado di produrre più beni di quanti potessimo utilizzarne, e allo stesso tempo la domanda di esportazioni era crollata. Il numero delle società di trasporto di merci e raccolti era superiore a quello delle merci e dei raccolti da trasportare. Tutto questo è in larga misura la conseguenza di una totale mancanza di pianificazione, e un completo fallimento nella comprensione dei segnali di pericolo che erano già nell'aria dalla fine della guerra mondiale. Il popolo di questo paese è stato erroneamente incoraggiato a credere che poteva continuare a spremere all'infinito fattorie e fabbriche, e che un giorno un mago avrebbe trovato il sistema e i mezzi perché quell'abbondanza venisse consumata con un giusto ritorno economico per i produttori.
Oggi, abbiamo ragione di credere che la situazione sia leggermente migliorata rispetto a due mesi fa. L'industria si è ripresa, le ferrovie hanno più traffico, i prezzi sono più ragionevoli, ma non sono certo qui a indulgere in proclamazioni e assicurazioni entusiastiche. Non possiamo cullarci nell'idea di una ritrovata prosperità. Sarò onesto fino in fondo con la nazione. Non voglio che la gente di questo paese approfitti stupidamente di questo miglioramento per creare una nuova ondata speculativa. Non voglio che la gente creda che per questo ottimismo ingiustificato possiamo riprendere la rovinosa pratica di aumentare la produzione dei raccolti e dell'industria nella speranza che intervenga qualche ricco compratore. Un simile percorso ci condurrebbe forse a una prosperità istantanea ma fallace, che ci spingerebbe in un nuovo baratro. È decisamente sbagliato definire le misure adottate come un controllo del governo sulle fattorie, l'industria e i trasporti. Si tratta piuttosto di una partnership tra il governo, il settore agricolo, industriale e dei trasporti; non una partnership di profitto, poichè questo andrà alla popolazione, ma una collaborazione nella stesura dei piani e nella loro esecuzione.
Mi spiegherò con un esempio. Prendete l'industria del cotone. Probabilmente è vero che il novanta percento dei produttori di cotone aderiranno all'eliminazione di stipendi da fame, di lunghe ore di lavoro, dello sfruttamento dei minori, della sovraproduzione che condurrebbe a eccessi non vendibili. Ma si può definire buono un accordo se il rimanente dieci percento dei produttori di cotone continua a pagare stipendi da fame, domanda un orario di lavoro eccessivo, sfrutta i minori negli impianti e produce un esagerato eccesso di beni? Questo scorretto dieci percento produrrebbe a prezzi così bassi che il corretto novanta percento si troverebbe costretto a seguire la loro strada. Ed è qui che entra in scena il governo. Il governo, dopo un'operazione di sorveglianza e pianificazione, dovrebbe avere, e presto lo avrà, il diritto di prevenire la condotta scorretta e di assicurare il pieno rispetto della normativa in nome della sua autorità, anche con la collaborazione dell'industria stessa. Le cosiddette leggi antitrust erano pensate per prevenire la creazione di monopoli e proibire l'irragionevole quantità di profitti che questi monopoli avrebbero guadagnato. Lo scopo di quelle leggi deve essere perseguito, ma non sono mai state elaborate per favorire il genere di concorrenza sleale caratterizzata da orari eccessivi, salari da fame e produzione in eccesso. Lo stesso principio va applicato ai prodotti agricoli e al settore dei trasporti, e a qualsiasi campo dell'industria privata.
Stiamo lavorando per ottenere un risultato preciso, cioè evitare il ritorno di quelle condizioni che sono state a un passo dalla distruzione di ciò che noi chiamiamo civiltà moderna. Il raggiungimento di questo scopo non avverrà certo in un giorno. Le politiche in corso sono la continuazione dei motivi che hanno spinto centocinquanta anni fa alla nascita del Governo costituzionale d'America.
Sono certo che il popolo di questo paese capirà sia la pratica sia lo spirito con cui mettiamo in atto questa politica. Non nego che sbaglieremo qualcosa nel compimento di questo piano. Non mi aspetto di fare centro a ogni colpo. Ciò che intendo raggiungere è la media migliore, non solo per me ma per tutta la squadra. Una volta, Theodore Roosevelt mi disse: «Se ho ragione il settantacinque percento delle volte, avrò raggiunto la piena realizzazione delle mie speranze».
Si è discusso molto delle riserve federali e dell'inflazione, negli ultimi tempi, del valore dell'oro e così via.
Permettetemi di parlare chiaro e con semplicità. Prima di tutto, credito governativo e valuta governativa sono la stessa identica cosa. Dietro i buoni del governo c'è la ferma promessa di pagare; dietro la valuta governativa, oltre alla promessa di pagare, abbiamo una riserva d'oro e una modesta scorta d'argento. A proposito di queste riserve, è giusto ricordare che in passato il governo ha acconsentito di estinguere debiti e rimborsare in valuta trenta miliardi in oro, mentre le società per azioni del paese hanno stabilito di rimborsare altri sessanta o settanta milioni di obbligazioni e mutui in oro. Il governo e le società per azioni hanno raggiunto tali accordi pur sapendo perfettamente che le riserve auree degli Stati Uniti ammontavano circa a tre o quattro miliardi, e che tutto l'oro nel mondo ammontava a circa undici miliardi.
Se coloro che hanno assicurato di pagare avessero chiesto di ricevere quell'oro, i primi ad arrivare, circa un venticinquesimo dei possessori di obbligazioni e valuta, l'avrebbero ottenuto e sarebbe bastato per qualche giorno. Ai ventiquattro rimanenti, quelli che non erano in ci¬ma alla lista, sarebbe stato educatamente detto che non c'era più oro a disposizione. Così, abbiamo deciso di trattare equamente tutti e venticinque, nell'interesse della giustizia e nel pieno esercizio dei poteri costituzionali del governo. Abbiamo considerato ciascuno di essi con il medesimo principio, così da garantire il bene generale.
In ogni caso, l'oro e l'argento fino a un certo punto, costituiscono delle solide fondamenta per la circolazione del denaro ed è per questo che ho deciso di non permettere la fuoriuscita dell'oro presente nel paese.
Tre settimane fa, si è creata una serie di condizioni che avrebbe potuto significare subito, primo, un prosciugamento delle nostre riserve d'oro da parte delle potenze straniere, e secondo, come risultato diretto, un'uscita di capitale americano in forma di oro. Non è esagerato affermare che ciò avrebbe intaccato pesantemente le nostre scorte, provocando un ulteriore indebolimento del credito privato e governativo, un aumento del panico per la situazione attuale e il completo arresto dell'ingranaggio industriale.
L'Amministrazione punta al rialzo dei prezzi all'ingrosso, permettendo così a coloro che hanno preso del denaro in prestito di ripagare il debito con una moneta non svalutata. Non permetteremo che il dollaro scenda così tanto da permettere a costoro di estinguere il debito a un valore infinitamente più basso di quello con cui l'hanno acceso. In altri termini, cercheremo di correggere un errore senza per questo rischiare di commetterne uno nuovo. Ecco perche sono stati conferiti all'Amministrazione certi poteri. Se necessario, aumenteremo il credito per correggere l'errore già esistente. Questi poteri saranno esercitati quando, come e se sarà necessario per conseguire gli obiettivi.
Di pari passo con la situazione interna, che certamente è in cima alla lista delle nostre preoccupazioni, va considerata la panoramica mondiale. Voglio essere chiaro nel dirvi che la situazione interna è profondamente e inevitabilmente legata alle condizioni degli altri paesi nel mondo. In altre parole, e con molta probabilità, saremo in grado di ripristinare la prosperità negli Stati Uniti, ma non sarà permanente finchè non avverrà la stessa cosa in tutto il mondo.
Nelle conferenze che abbiamo tenuto e che continuiamo a tenere con i leader delle altre nazioni, stiamo cercando di raggiungere quattro grandi obiettivi. Primo, una generale riduzione degli armamenti, per attenuare il terrore di invasioni e attacchi, allo stesso tempo una riduzione dei costi degli armamenti, per favorire un assestamento del budget di governo e una riduzione delle tasse.
Secondo, un alleggerimento degli ostacoli commerciali, per favorire un nuovo scambio di beni e raccolti fra le nazioni. Terzo, la stabilità della moneta corrente, in grado di stimolare i contratti commerciali in anticipo.
Quarto, il ristabilirsi di relazioni amichevoli e una maggiore fiducia tra tutte le nazioni.
I nostri visitatori stranieri, nelle ultime tre settimane, hanno reagito positivamente a questi scopi. Tutte le nazioni hanno sofferto duramente in questa grande depressione, e sono arrivate alla conclusione che l'aiuto reciproco è il migliore sistema per uscirne. È con questo spirito che i nostri visitatori hanno deciso di incontrarci per discutere i problemi comuni. La conferenza internazionale che stiamo preparando deve avere successo. È il futuro stesso del mondo a chiederlo, e ognuno di noi si è sforzato al massimo perchè questo avvenga.
A voi, popolo di questo paese, tutti noi, i membri del Congresso e i membri dell'Amministrazione, rendiamo un profondo debito di gratitudine. Avete dimostrato pazienza nel corso di tutta la depressione, ci avete garantito estesi poteri e incoraggiato con l'approvazione unanime dei nostri obiettivi. Abbiamo dedicato ogni oncia della nostra forza, ogni risorsa in nostro possesso, alla giustificazione della fiducia che ci avete accordato. Siamo incoraggiati a credere che un inizio saggio e sensato sia stato messo in atto. Così, nello spirito di questa fiducia reciproca e di mutuo incoraggiamento, noi proseguiamo con il nostro lavoro."


FRANKLIN D. ROOSEVELT
(1882-1945)


domenica 17 marzo 2013

PER UN NUOVO GOVERNO, PER UNA NUOVA POLITICA


L'Italia si rialzerà solo se dietro ad ogni gesto e ad ogni comportamento, da qui in avanti, ci sarà un'assunzione di responsabilità.
I movimenti nati negli ultimi anni, come l'Italia dei Valori, il Movimento Cinque Stelle e molti altri ancora, rappresentano la voglia dei cittadini di tornare alla buona politica.
Sono e sono stati una strada alternativa a quella dei partiti tradizionali, chiusi, impegnati a difendere interessi di piccoli gruppi o, purtroppo, corrotti.
Sono e sono stati mezzo di denuncia, ma ora non possono recintarsi dietro alla demagogia e al qualunquismo.
La loro pressione ha svegliato la politica ufficiale, la sta spingendo verso la giusta direzione; penso alle primarie del PD o alle elezioni dei Presidenti di Camera e Senato di ieri, una donna e un uomo di altissimo profilo.
Ho già detto degli errori che hanno portato l'Italia dei Valori al fallimento in un altro post.
Liberiamoci dall'egocentrismo e dagli “umori del capo”.
La novità e il cambiamento richiedono di dare precedenza alla coscienza, al libero pensiero e alla responsabilità.

sabato 16 marzo 2013

Io diventerò qualcuno...

RIT: Io diventerò qualcuno, non studierò non leggerò, a tutti voi dirò di no. Ecco perché diventerò qualcuno. Se vuoi parlare un po' con me ti devo addare al mio myspace. 

Nel dopoguerra non c'era chi urlava nei comizi più di cherokee. Non c'erano TV colme di Nembo Kid ne radio attive come nubi a Chernobyl. C'era l'uomo qualunque, sostenuto dal Fronte dell'Uomo Qualunque. Nella schiena dei partiti affondo le unghie: "Io non sono di destra nè di sinistra, sono un uomo qualunque!" E lo stato è demagogo, nel sistema bipolare non mi ci ritrovo..." Ooh, ferma tutto! Devo aver avuto un herpes, dato che questo sfogo non mi è nuovo. Vivo decenni dopo nello stesso clima che su questo fuoco getta più benzina ma non c'è più l'uomo qualunque, tutti sono qualcuno, tutti sono in vetrina. 

Il qualcunista milita in una banda che prende piede se la prendi sotto gamba. Gode come te quando ti stendi sotto Ramba, ma è talmente finto che sembra un ologramma. Partecipa al raduno, di quelli che gridano "Italia uno!" poco prima di un programma. Scrive recensioni di cd nel web e non distingue Zenyatta Mondatta da Ummagumma. (un po' come non distingue tra Grasso e Schifani)
E' una farsa, ha una cultura scarsa, ma non gli basta il ruolo della comparsa. Prima parla per bocca di Giorgio Bocca e poi la pensa come Giampaolo Pansa. Lascia nei forum commenti di boria, ma si... sono piccoli commenti di gloria. Porta avanti una staffetta scorretta: non passa il testimone ma passa a testimonial.  
"Il Fronte dell'Uomo Qualunque è il primo partito di questo paese. Grazie e arrivederci." Bene, adesso mister e miss faranno del parlamento la Diaz del Blitz. Non distinguono il Foglio dal Manifesto, del resto io non distinguo Libero da Gin Fizz. La democrazia fa la fine del vip che ritrova H.P sull'uscio dell'hotel Ritz. E siamo tutti nelle mani di chi? Di questi che per diventare qualcuno cambiano nick? Si, il Fronte dell'Uomo Qualcuno ha voti al cubo, mamma che dolore al culo, lo appuro, se questo è uno scherzo manca il sens of humor. Uuh che manrovescio! Stiamo seppellendo nell'Endemol generation. Devo aspettare di perdere il mio diritto di voto per guadagnare il diritto alla nomination? 

Caparezza "Io diventerò qualcuno" dall'album  "Le dimensioni del mio caso"




sabato 9 marzo 2013

PER UNA NUOVA COSCIENZA SOCIALE

Prima di tutto la realtà

Nella società della fiction, dei media, dello spettacolo e, più in generale, dell'immagine, la grande sconfitta è la realtà.
L'atteggiamento comune è quello di fingere di non conoscere le nostre condizioni sociali e di rifiutare i fatti nella loro oggettività.
Più comodo somigliare a qualcosa che non siamo o pendere dalle labbra di chi offre opinioni confortevoli, intrappolate nello stretto schema entro cui abbiamo deciso di condurre la nostra esistenza.
C'è un piccolo problema però: la verità viene sempre a galla e lo fa con tutta la sua forza travolgente.
C'è chi ha provato a negare la crisi ed ora siamo in estremo ritardo per prendere le contromisure.
Credevamo di sognare e invece eravamo storditi dalle illusioni.
Sogno e illusione hanno questa differenza: a fondamento del primo c'è la struttura delle cose, del secondo il vuoto.
Quindi prima di tutto la realtà. È un principio tra quelli della vita dell'uomo che merita una difesa agguerrita.
Sono molti gli autori che si sono espressi al riguardo. Ne cito soltanto alcuni.
Prima delle loro parole pubblico anche un lucido e recente scritto di Oliviero Beha. Parla della situazione politica italiana attuale.
Parla di come si continui a concentrarsi sui temi sbagliati.
Per uscire dalle macerie serve sapere che le macerie esistono.




Ciò che si vive esistenzialmente è sempre enormemente più avanzato di ciò che si vive consapevolmente.

Pier Paolo Pasolini

L'uomo vivente non può in alcun caso evitare di essere incalzato da tutte le parti da una necessità assolutamente inflessibile; ma, poiché pensa, ha la facoltà di scegliere tra cedere ciecamente al pungolo con il quale essa lo incalza dal di fuori, oppure conformarsi alla raffigurazione interiore che egli se ne forgia; e in questo consiste l'opposizione tra servitù e libertà.

Simone Weil da “Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale”


l'autonomia morale non è la capacità di inventare le proprie leggi, ma quella di riconoscerle giuste o no... ogni libertà presuppone la disciplina della norma, ma la libertà, ignota al resto del mondo animale, che ci costituisce persone poggia su risposte affettivamente, cognitivamente e praticamente adeguate alla realtà che ci sostiene. La relazione alla verità è fondante prima di essere cosciente.

Roberta De Monticelli da “La questione morale”


L'arte suprema consiste nel far apparire facile quello che inizialmente era difficile. Per ogni arte di vivere, così come per ogni arte in generale, risulta fondamentale scegliere di imboccare il cammino che essa dischiude. Il sé si muove come il pittore, che ha inizialmente un'immagine nel suo occhio interiore e poi ci lavora, dedicandosi alacremente a definirne i dettagli e tornando sempre di nuovo sui suoi passi per osservare a distanza il risultato complessivo della sua opera. Anche la vita futura è una visione, un sogno, una possibilità sognata, o forse anche solo il presentimento di un'idea, di un incontro, di un sentiero da percorrere, di una vita diversa. Il passaggio dal presentimento indeterminato alla forma determinata, dall'”in quel modo” al “ così e non in maniera diversa”, da “qualcosa” al “questo e non quest'altro” - ecco la via che porta dalla possibilità alla realtà.
Essa consiste in una serie di azioni concrete, di singoli passi simili a singole pennellate, che non devono essere concepiti a priori in tutti i loro particolari e, dunque, non hanno bisogno di una preparazione. Si deve piuttosto creare lo spazio dove lavorare; si deve disporre del tempo necessario a raggiungere lo scopo, attraverso una molteplicità di situazioni. Solo nel corso del lavoro diviene possibile acquisire l'abilità per dare forma all'opera, avvalendosi dell'esperienza che deriva dalla conoscenza della cosa, dell'abitutide progressiva alle sfide che si presentano; esercitandosi a effettuare mosse che ricorrono di continuo. L'abilità non rappresenta il frutto di un dovere costrittivo, ma un surplus rispetto alla costrizione. Si tratta di una piena realizzazione nel senso dell'eccellenza. Ogni aspirazione dell'eccellenza è arte... Per una valutazione delle varie situazioni che si presentano, degli altri e di tutta la vita nel mondo, il sé ha bisogno dei sensi, ma anche di una sensibilità che abbia a che vedere con le strutture. È vero ogni informazione deve essere tratta dai sensi. Ma è anche necessario un impegno teoretico per individuarne le strutture, che non possono essere colte dai sensi e che, tuttavia, costituiscono i veri e propri tratti fondamentali della realtà, tanto di quella esteriore del mondo quanto di quella interiore del sé. Una conoscenza dettagliata delle strutture della realtà data è necessaria per poter scegliere sensatamente una possibilità e per svolgere il lavoro necessario a tradurla in realtà. La vera attenzione e l'accortezza nei confronti della realtà esistente non mirano ad adattarvisi, ma a conoscerla al meglio per poter centrare la realizzazione aspirata.

L'amicizia per se stessi. Cura di sé e arte di vivere. Wilhelm Schmid


... nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini vengono a trovarsi in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà... Il modo di produzione della vita materiale è ciò che condiziona il processo sociale, politico e spirituale. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro essere sociale che determina la loro coscienza.”

Karl Marx da “Per la critca dell'economia politica”


l'antefatto e condizione di un'idea è che prenda bene
sul terreno del reale
riback to my brain
quello che io faccio
non è mai abbastanza simile a quello che farei

...'e bbattaglie vanno fatte
pe risolvere i problemi materiali della vita
e so' bbattaglie sporche 'e mmerda
'e bbattaglie pulite
stanno sulo rint'â capa 'e chi stà sempe c' 'o culo aparato



99 posse “Nell'era della confusione” dall'album “Corto Circuito” 

mercoledì 6 marzo 2013

CONSIGLIO COMUNALE 13/2/2013

Due passi importanti verso la partecipazione.
Così intitolerei il resoconto sulla seduta del Consiglio del 13 febbraio.
Le due decisioni prese sono state le seguenti.

ASSEMBLEA DEI LETTORI E COMMISSIONE DELLA BIBLIOTECA

Con l'approvazione del nuovo regolamento della biblioteca comunale, sono stati introdotti due nuovi organi:
- l'Assemblea dei lettori;
- la Commissione della Biblioteca.
Non mi soffermo sulle competenze di ciascuno. Rimando al regolamento. Ciò che mi preme dire, ed è quello che ho sottolineato in Consiglio, è che attraverso di essi si consente la partecipazione dei cittadini alle decisioni di un importante presidio culturale del Comune. Gli si consente di scegliere, insieme agli organi politici e amministrativi, il profilo da dare all'istituzione biblioteca.
Non si è di fronte a una semplice modifica regolamentare, anzi, con questa decisione si attribuisce di nuovo valore a un'idea che negli ultimi anni è stata trascurata, calpestata e maltrattata. 
Le istituzioni non sono di proprietà di pochi, anche se democraticamente eletti, tutti insieme dobbiamo occuparci della loro cura, del loro sviluppo e, se necessario, del loro cambiamento. 
La democrazia veramente compiuta non è quella che si limita al voto, ma che concepisce lo spazio per la partecipazione e il controllo dei cittadini 

NUOVO REGOLAMENTO BIBLIOTECA

CARTA EUROPEA DEI GIOVANI

La seconda decisione importante assunta nella direzione della partecipazione è stata l'adozione della Carta europea per la partecipazione dei giovani alla vita comunale e regionale.
Ho chiesto e ottenuto dalla Giunta che il documento venga inviato nelle scuole affichè i giovani ne possano prendere cognizione e i docenti lavorarci sopra.
L'intervento in Consiglio è stata l'occasione per esprimere il mio pensiero sulla situazione giovanile.
"Quando la legge e gli enti pubblici lavorano per creare una società su misura dei giovani, non si può far altro che sostenere questo tipo di iniziative.
Lavorare per creare una società che dia spazio alle idee e all'entusiasmo della gioventù significa guardare al futuro.
Io credo però che vi sia un tentativo del potere, in tutte le sue forme, di trattare i giovani come una categoria, per giunta debole, da mettere insieme ad anziani e bambini.
Dico una cosa banale, ma di questi tempi anche le cose banali hanno un loro valore.
Il giovane è una persona compiuta (il nostro codice civile riconosce la capacità di agire a 18 anni) e in quanto tale capace di scegliere e prendersi delle responsabilità. 
Ed è quello che la mia generazione e generazioni vicine fanno quotidianamente.
Gli appellativi rivolti ai giovani negli ultimi anni: l'essere bamboccioni,  choosy, sfigati perchè in ritardo con la laurea, non sono nient'altro che attacchi di un sistema che vuole mantenere inalterato lo stato di immobilità in cui è caduto il paese, e di conseguenza l'insieme dei suoi privilegi.
Vorrei cercare di stimolare ad una maggiore attenzione quando si tratta del tema giovani.
C'è qualcuno che tenta sempre di far passare l'immagine dei menefreghisti e dei nullafacenti.
Le persone, perchè di persone si tratta, che si cerca in tutti i modi di ridurre a giovani sono, ad esempio, quelle che per prime hanno denunciato, riempiendo le piazze, lo stato di sfascio della nazione (penso al movimento universitario dell'Onda). 
Sono quelle persone che non si sono lasciate andare in piagnistei, nonostante uno Stato incapace di offrire opportunità di lavoro che gli consentano di progettare il futuro.
Quelle persone che vanno all'estero dando un ottima idea dell'Italia. 
Sono quelle persone che continuano a prendere iniziative, nonostante la condizione precaria e di senza diritti che è stata loro creata, pur di stimolare il cambiamento. 
Sono quelle persone che fanno parte della generazione più preparata della nostra storia.
Forse bisognerebbe più spesso ricordare le parole di un grande Presidente della Repubblica, Sandro Pertini: 
"I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e altruismo"